francisco CABANZO obra personal y en colaboracion, desarrollos y proyectos de arte visual, cinematografia, arte efimera urbana, performance, comportamientos escultoricos, obra grafica.
O dia 8 de abril cheguei no Rio de Janeiro, ia de passagem rumo a Fortaleza, convidado num seminário onde ia descobrir como humor e comida popular também são patrimônio cultural da cidade... Ia já pensando em mi encaminhar para o norte, quando Thais Campanella, amiga do peito dos tempos da faculdade que tinha me pagado na Rodoviária, com um pó de pena de me molar no b&b, na mesma Praça São Salvador onde eu morei trinta anos atrás, me perguntou se eu gostaria de acompanhar ela essa noite numa festa de amigos, um aniversario. Não sei porque, um pó sem graça, pero muito curioso, peguei o pouco material de filmagem que trazia comigo e fui nessa. Na festa do Pau Villela onde amigos e família, toda gente de chorinho e pintura iam lhe comemorar os seus oitenta anos de vida. Francisco Cabanzo
(13:26 min. color digital) Câmara e direção FRANCISCO CABANZO Montagem SONIA BARRERA Post produção do som NERTOR ALVAREZ
INTERIOR GARDEN - MINOTAUR LABIRYNTH / FOUNTAIN GROUP
THE COMMITMENT
In 2012 a couple of clients asked me to develop some art works for a new house they were buying to restore and furnish. The house was located, at Via Altamura street, in a 1700 building located in the Foggia city hostoric center (puglia - Italy) .
From the moment I first visited the house and heard them talk about the house's history I decided it was better to propose them to develop a set of applied atrs pieces instead of making just a few personal art works to hung or place in the house. It was better if they became part of the house as it's sotry was too.
The thing is that the house that laid abandoned for several years used to be a hotel, a little and annonimous hotel named "Albergo Tricolore" (three color hotel) was ambiguous bit not of the indirect reference to the italian flag colors, but because the patriotic name hided the real building's identity, the place was one of the city's brothels.
We talked about the fact that hosts or neighbors would probably speak and ask them about this erotic heritage of the house. I was aware of the fact that even if they wanted to transform the old building into their house the underlying meaningful identity of the past was something that could appear at any time and was impossible to avoid or to hide, as it was part of Foggia's people imaginaries, stories and memories.
HOUSE HISTORIC ARCHIVES RESEARCH
Dati
del censimento del 31 dicembre 1871
(La
popolazione era di 38.138 unità di cui 3.957 vivevano in campagna)
"Moderno"
Via Noto 8 - 4^ Categ. - Camere 11 - Letti 18 (Via Noto, da Via
Cavallucci a Via Orientale; in parte non esiste più. Fino al 1995
circa giungeva con Via Della Repubblica)
"Tricolore"
Via S. Altamura 25 - Camere 8 - Letti 18
"Trifiletti"
Via Fiume 14 - Camere 13 - Letti 33
"Venezia"
Via Piave 86 - Camere 4 - Letti 12
This table of the Foggia City Population Census in 1951 reveals that the building in number 25 of Via Altamura was identified as a "guest house", not a hotel, being composed of eight bedrooms and eighteen beds.
THE CREATIVE PROCESS DESIGN
In italy, a popular word used to denominate prostitutes is fireflies (lucciole), those ladies that sort of light with their prescence the places in which people wander around seeking for efemeral love embracement.
So as a response I decided to make the fireflies become as once happened to be, the main hostesses of their house.
At this moment while architects worked on the project and the project and started the demolitions, I started to develop a series of applied arts and furnishong decorative elements for the house. H These are some of the preliminary sketches and drawings.
“words from the edge”, documentary, short footage (7 min. digital colour). Direction: Federico Lanchares & Lance Henson. Direction and research assistance, script co-author: Francisco Cabanzo. Camera: Carlos Vasquez. Sound Technician: Luciano Specos, Sound Assistant: Giuseppe Griffone. With the participation of poets: Lance Henson (Cheyenne), Laura Tohe (Navaho), Kateri Akiwensie-Damm (Anishinaabe). Production: POCS Barcelona. Selected 32nd AIFISF - American Indian Film Festival, San Francisco (USA), 2007.
"impressions form peyote road”, Short footage documentary (20 min. digital colour). Direction, sound and camera: FedericoLanchares. Edition: Clara Andrich. Direction and research assistance, script co-author, back-stage photographer, production manager: Francisco Cabanzo. Participation: Lance Henson (Cheyenne). Selected OVNI-Archives, Barcelona (Spain), 2009.
Mostra
"HAERETICI"
Castello Svevo-Aragonese
Barletta, Italia
Curatore: Antonino Foti Allestimento: Antonio Paolillo, Giuseppe Paolillo 2011-2012
BREVE
INTRODUZIONE ALL’OPERA
L’installazione Oklahoma –
Nararachi, è l'espressione simultanea dei paesaggi realizzati dai tre autori,
Francisco Cabanzo, Lance Henson e Federico Lanchares percorrendo insieme la
strada del peyote (peyote road). Si tratta dunque di un viaggio attraversando
il tempo e i luoghi dove e trascorsa la vita del poeta cheyenne Lance Henson,
giuda di questo percorso. La vita di Henson e stara tracciata dagli
insegnamenti, i rituali e le cerimonie del cactus sacro americano. L’opera per
la tematica può essere sinonimo di turismo di avventura, di frontiera e di
scoperta del selvaggio Ovest, di esplorazione, di transito interiore e mistico,
o soltanto la semplice tracia dell’attraversamento di uno spazio tra due luoghi
negli Stati Uniti e il Messico.
ANTECEDENTI
Questo viaggio attraverso l’arte per
i paesaggi del peyote comincia molto prima del nostro, inizia per occidente nel
1500 quando il prete SAHAGUN
scrisse le sue cronache nel periodo della conquista. Dopo, nel 1894 l'antropologo CARL
LUMHOLTZ scattò le prime fotografie dei nativi in una spedizione alla
Sierra Tarahumara. Nel 1910, WASSILY KANDINSKY
scrisse: "Lo spirituale nell'arte". Durante gli anni 30 del secolo
scorso, lo scrittore surrealista ANTONIN ARTAUD
viaggiò alla Sierra Tarahumara, e raggiunse Nararachi venendo dall’Europa alla
ricerca di una magia che per lui la cultura europea moderna e cattolica aveva
perso. Nel 1939, lo scrittore JOHN STEINBECK
realizza un viaggio per le autostrade Nordamericane, attraverso la mitica Route 66 passando per Oklahoma, e
scrisse "Mother Road".
Questo libro diventò l’argomento con cui nel 1940 fu tratto il film diretto da JOHN
FORD. Nel 1949, lo scrittore e fotografo JUAN
RULFO pubblicò un lavoro documentario fotografico realizzato in modo
creativo per riferire nei suoi scatti le istantanee del Messico rude e
profondo. JACK KEROUAC
nel 1959 pubblica "On the Road, " un romanzo che ha influenzato
un'intera generazione della cultura contemporanea americana, la stessa di Bob
Dylan. Negli anni 60, i membri della “Beat
Generation” nella letteratura americana di WILLIAM
BURROUGHS e PAUL GINSBERG
che percorsero la strada del yajé
scrivendo “le lettere dell’yajé”. I letterati furono seguiti da artisti visuali
come STAN BRAKHAGE o BRUCE
BAILLI tra molti altri, tutti impegnati in una linea di ‘cinema
sperimentale’ mirata a sviluppare l’esperienza dell’estasi dando luogo all’
"cinema trance", ed alla posteriore formazione del gruppo “Canyon
Cinema” di San Francisco.Il semiologo ROLAND BARTHES
scrisse "L’Impero dei segni" nel 1970, in esse fu centrale
la questione della trascendentalità del poema “haiku” giapponese. PAUL
SCHRADER sceneggiatore di Apocaypse
Now, nella sua tesi di laurea del 1972 presenta la ricerca "Cinema
Trascendentale", risultato dello studio dell’opera dei registi DREYER,
BRESSON e OZU.
Nel 1982, lo scrittore JULIO CORTAZAR,
come esercizio letterario, realizzò un viaggio con la sua compagna per le
autostrade della Francia. Vissero 32 giorni senza lasciare l’auto, dando
origine al libro "Gli Argonauti del cosmo-strada". Tornando al
cinema, Route One USA del 1989 il
documentario diretto da ROBERT KRAMER,
registrò in modo filmico suo percorso per le strade dell’Est (Route 1) viaggiando dal sud degli Stati
Uniti d'America, verso il nord fino al confine canadese.
Arrivammo a JOSEPH BEUYS
chi durante la seconda guerra mondiale dopo un incidente aereo, fu salvato e
curato dai nativi della Crimea; dall’esperienza vissuta scaturì il lavoro che
lo portò ad essere riconosciuto dalla critica come “lo sciamano dell'arte
contemporanea”. Nel 1997, RAYMOND DEPARDON
cineasta francese impiegò il viaggio come strategia creativa per realizzare
documentari concepiti come opera d’autore. Nel periodo compresso tra gli anni
90 del secolo scorso e il primo decennio del secolo attuale, l'artista BILL
VIOLA viene sviluppando nelle sue installazioni che definisce come
appartenenti alla corrente dell'arte visiva trascendentale, adottando un
linguaggio audio-visivo spaziale.
Tutti questi riferimenti appaiono sparsi e apparentemente
scollegati tra di loro sono cui raccolti a modo di riferimento per fornire
alcune piste per approfondire i concetti fondamentali del arte trascendentale,
concetti utili ad affrontare l’esperienza del viaggio e della trance nella
cultura americana contemporanea, inserendolo in un contesto sperimentale ed
esploratorio più ampio dell’arte contemporanea dove il viaggio viene concepito
come un modo per avvistare il confine tra il mondo reale e il mondo metafisico,
la contemplazione e l’introspezione.
MOTIVAZIONI
Nel 1998 Cabanzo aveva viaggiato in Spagna per realizzare studi dottorali, veniva dalla Colombia, dove negli anni 90 visse un’esperienza di cura con medicina tradizionale con i nativi “Inga”, appartenenti alla cultura della pianta allucinogena dell’yajè (Ayahuasca) nella foresta del Putumayo. Dopo questa esperienza scaturisse una profonda crisi identitaria che mise in discussione l’educazione formale occidentale ricevuta da età infantile fino alla formazione universitaria, arrivando a sovvertire il suo percorso artistico. Una educazione al servizio dell’acculturamento ed il colonialismo l’avevano portato a diventare un forestiero nella propria terra, uno straniero di se stesso. Parti a Barcellona dove iniziò gli studi, volendo tornare nelle foreste dell’Putumayo e nelle montagne degli Ande, sulla la strada della medicina del yajè e la coca tradizionale. Purtroppo dovete rinunciare a causa del conflitto civile tra guerriglia, esercito, narcotraffico e paramilitarismo per il controllo dei territori della coca e il papavero di esportazione illegale.
Viaggiando in Italia, Cabanzo
conobbe il poeta Henson, cheyenne nativo di Oklahoma, ballerino del Sundance, guerriero dogsoldier con cui vedendo le confluenze identitarie condivise la
sua preoccupazione per il forzato esilio, e l’impasse del suo lavoro. Henson
arrivato a età matura ed iniziando la vecchiaia, voleva lasciare una
testimonianza di gratitudine per la medicina del peyote che lo aveva
accompagnato tutta la sua vita. Invitò Cabanzo a viaggiare assieme nelle
pianure del Nord America, per la strada del peyote. In quegli stessi anni
Lanchares il regista argentino era stato in Messico. Arrivato a Barcellona dopo
aver lavorato in Argentina con comunità native filmando il carnevale di Jujuy.
Lanchares interessato alle piante allucinogene ed al cinema trance, ispirato
negli scritti di Antonin Artaud era andato alla sierra Tarahumara per redire la
sceneggiatura di un documentario sul “sipaame”,
Felipe Flores lo sciamano di Nararachi.
Avendo conosciuto Henson e
Lanchares, Cabanzo concepisce la possibilità di realizzare un progetto comune
ed organizza un incontro a Barcellona. Da questo incontro a tre, scaturisse un
processo documentario creativo comune: Il poeta Henson, guida, protagonista,
doveva registrare le sue impressioni in un diario di poesie, Cabanzo
responsabile della ricerca preliminare e la produzione doveva realizzare il
registro fotografico e autista, mentre restava a Lanchares il compito
dell’registro cinematografico di questo viaggio “on the road”. Ognuno quindi
esprimendo le sue impressioni con il proprio linguaggio.
La prima fase del lavoro svolta in
Europa nel 2006, portò i tre accompagnati da una troupe tecnica equipe ad
accompagnare Henson e due altre poetesse native americane in un tour per
diverse città in Italia, Il risultato è stato un documentario, un cortometraggio:
"Parole dall’orlo" (words from
the edge). La seconda fase del lavoro fu realizzata nel 2007, coincise con
la presentazione del primo documentario che fu selezionato a partecipare nel
Festival di Cinema Nativo Americano di San Francisco (FAISF, 2007, San
Francisco, USA), e portò i tre artisti in un viaggio partendo dalle pianure del
Nord America fino alle montagne di Messo America. Il viaggio Oklahoma, Texas,
Arizona, New Mexico, California e Chihuahua sboccando nel secondo documentario
di un trittico ancora in processo il cui secondo elemento e stato il
documentario “impressioni della strada del peyote (Impressions from peyote road). Selezionato al Festival OVNI di
Barcellona 2008, i poemi , le fotografie
e sequenze di video arte, le vetrine ed oggetti sono inedite ed appaiono cui in
questa installazione per la prima volta.
OKLAHOMA-NARARACHI nasce dalla
esperienza e la consapevolezza di essere americani, meticci, persone con una
cultura in divenire e sotterranea, marginale, sopravissuta soltanto in modo
sincretico: Non possediamo tempo né luogo, spazio ne corpo. Siamo vagabondi,
alieni, emarginati, arrangiati, espropriati, impuri, incerti, contraddittori.
Figli allo stesso tempo degli oppressi e degli oppressori, dei possedenti e
degli sfrattati. Identità mista e contraddittoria, piena di ambiguità, in
condizione precaria ed effimera, frutto dell’adattamento e l’ibridazione, la
contaminazione e l’azione creativa del perder-si e abitare l’altro con i propri
universi di senso e i sensi come pelle delle viscere, tutto al servizio di una
tattica di resistenza. Il filo comune resta la conoscenza delle piante,
l’autocoscienza attraverso la savia delle piante sacre d'America guidati dagli
uomini della strada (road-men), taitas, curacas, mamos, sipaames, medici tradizionali, stregoni, maghi, sacerdoti, sciamani. Una linea sulla
mappa, un album di viaggio multimediale,
emozioni testimonianza, immaginazione. Paesaggi che vanno oltre i limiti
di spazio fisico e portano verso paesaggi interiori: il paesaggio dell’al di
là.
Il progetto frutto della coscienza
di essere meticci americani, stranieri in terra di altri e nella propria pelle.
In transito, in divenire, di natura sotterranea, spinti dall’esilio e la
migrazione, la diaspora e la segregazione, lo spostamento continuo dei confini.
Possedenti di una identità in transito, marginale, sopravissuta soltanto in
modo sincretico: la dove il percorso della vita diventa metafora del viaggio:
Noi non possediamo né tempo né luogo alcuno, viaggiatori, vagabondi, alieni,
emarginati, indocumentati, clandestini. Arrangiati muniti soltanto dalla spinta
dell’impulso creativo. Impuri, incerti, contraddittori, figli allo stesso tempo
degli oppressi e degli oppressori, dei possedenti e degli sfrattati, generatori
d’identità mista e contraddittoria, piena di ambiguità quindi percepita come
transitoria ed effimera da manifestare nello spazio e nel tempo, e nei paesaggi
in modo sincretico. Tradizionali e locali al contempo che contemporanei e
moderni occidentali, popoli di nicchia e abitanti del villaggio globale.
Opposti alla strategia
dell’affermazione, si propone la tattica della contaminazione e l’azione
creativa del perder-si e abitando l’altro con i propri universi di senso e di
sensi come pelle delle proprie viscere, servi della resistenza. Tre artisti di
tre luoghi diversi d’America, tre diverse discipline artistiche, tre diverse
storie di vita, tre percorsi di un unico viaggio. Il filo comune la coscienza
attraverso le piante della conoscenza, autocoscienza attraverso l’arte
trascendentale.
Attraverso i dispositivi tecnologici multimediali e le tecniche
dell’arte sperimentale, un ponte tra realtà e fantasia, tra reale e virtuale, tra artista e spettatore, tra
paesaggio interiore e paesaggio percepito. Contrappunto oscillante tra le due
estremità della tradizione negata e post-modernità fallita. Oklahoma-Nararachi
una linea sulla mappa, un album di viaggio multimediale, emozioni
testimonianza, immaginazione, estasi, introspezioni, ricordi, tracce. Paesaggi
che vanno oltre i limiti di spazio fisico e portano verso paesaggi interiori,
verso i paesaggi dell’al di là.
CREDITI E RINGRAZIAMENTI
Ringraziamenti e crediti d'autore al
poeta Lance Henson (Cheyenne) e al documentarista Federico
Lanchares per i loro contributi professionali ed artistici; Chiara
Andrich nell’edizione e montaggio, Carlos Velasquez
cinepresa, e Luciano Specos
(tecn. suono) nele location Italiane; alle poetesse native Kateri
Akiwenzie Damm (Anishnabe), Laura
Tohe (Diné), per le poesie e le interviste; a Roma
Rent Appartment e Giuseppe
Grifone per la logistica a Roma, all'Associazione Huka
Hey di Pordenone per il sostegno economico e logistico alla
produzione documentaria in Italia.
Ringraziamenti a Johnny
Whitecloud (roadman Cheyenne) e Michael
Whitecloud e suo nipote, per la sua ospitalità
nella cerimonia del peyote guidata da lui; Randy Snead
nel bagno rituale di vapore il giorno dei Veterans
Day; grazie a Quinton Roman Nose,
e Gordon Yellowman
dell’dipartimento di produzione visiva ed educazione della Comunità
Cheyenne-Arapaho di Oklahoma, per il loro
sostegno istituzionale e ospitalità a Conchos.
Ringraziamenti a Malcom
McAbee (Navajo) apprendista sciamano per la sua benedizione del peyote a
Kayenta, e al suo nonno John Hollidays
nella sua casa di Monument Valley per l’accoglienza; a David
Shorey (Chinle) e Judith Bullock,
sua moglie, per la loro ospitalità e le spiegazioni del giardino del peyote;
agli organizzatori del FAISF 32 American Indian Film
Festival di San Francisco, a Fernando
Mariño, Marta Hinestrosa e Camila
la loro figlia per la ospitalità e gentilezza a Sunny Valley; ringraziamenti a Randy
Burns e Barney Bush,
per la loro guida e sostegno durante tutto il viaggio negli Stati Uniti; grazie
a Elisabet Tejero per il sostegno
finanziario alla produzione e la sua fede nel nostro progetto (Stati Uniti e
Messico).
Grazie a Felipe
Fuentes Chavez (sipaame Tarahumara) e a Felipe Angel (suo
assistente), così come a Gabino Flores
(sipaame Tarahumara) per le
interviste, grazie a José
(direttore della Scuola di Nararachi), Doña Maria Luisa
(Licha), Dona Margarita
(Maggie), Abel, Brenda, Alvaro, Abraham,
Miguel e Marta (infermieri) e la Dottoressa. Cristina di Nararachi; magazzino
Bar-di Ezequiel e di sua moglie (figlia di Gabino),
il Dottore Ken Van Kirk
per l'intervista nella sua clinica, Josefina
(la signora Chepa) per la traduzione (intervista Felipe), grazie a Mario
Jabalera, l'INI, il CDI a Chihuahua, Messico, per le raccomandazioni
istitucionali e supporto di CONACULTA.
Ringrazio ai professori Maria
Jesus Buxo, Jose Maria Barragan e Alberto
Caballero per il loro consiglio e supporto concettuale; a le curatrici Lilian
Amaral e Thais de Siervi
per la revisione attenta del testo dell’progetto; a Daniel
Toso di POCS Association di Barcellona,
per la consulenza tecnica nel allestimento, e il sostegno in fase di pre
produzione; al architetto Alessia Cordisco
per le illustrazioni tridimensionali dell’progetto di allestimento.
Ringrazio Antonino
Foti per la curatoria, Giuseppe Paolillo
e Antonio Paolillo per
l’adattamento ed allestimento del progetto nel Castello di Barletta, a Silvana
Fracasso per le traduzioni dei poemi, a Alfagrafic
per la cura nelle stampe, a Liliana Fracasso
per il montaggio multimediale delle sequenze.
Ringrazio i sciamani (taitas e curacas) Luciano Mutumbajoy, Luaureano
Becerra dell’Putumayo, ai Dottori ed esperti in etno-medicina German
Zuluaga e Alvaro Garcia
in Colombia, loro hanno cambiato la mia strada.
Dedico questo lavoro a mia moglie Liliana
de mia figlia Camila e
mia madre Cecilia.
Faccia Putumayo - Cabanzo 2012, serie "dialogos" IV con Giuseppe Penone
Video-scultura, misure variabili. Scultura ritratto calco in gesso, modellato fusione alla cera persa in alluminio, cavi di acciaio, proiezione alienata su calco di un loop (7 min.) in colore digitale, video-proiettore e lettore dvd.
Suoni equalizati e mixati dei canti rituali di Raimundo Makuna, Alicia Jandigua e Esteban Tissoy (registrati da Pepe Bayone) Pubblicati nel libro "Las Voces de la tierra" Edizione del suono Oscar Acevedo e Diego Samper, Diego Samper Ediciones, Bogota, 1999. Camera Francisco Cabanzo, edizione suono e montaggio video Liliana Fracasso.
SERIE "DIALOGOS"
Quest'opera, il dialogo IV "Faccia Putumayo" (2012)- con Giuseppe Penone, (Faccia, 1972. Gesso, diapositiva a colore e proiettore per diapositive.) si iscrive nella serie dialogos nella viene preceduto da: I – “Rubinetto a colori” (2010) dialogocon Michelangelo Pistoletto ("Rubinetto in bianco e nero", 1979), II – “DVD Buddha” (2010) dialogo con Nam June Paik (TV Buddha, 1974), III – “Altare delle attese” (2011) dialogo con Lucio Fontana (Attese, 1965-66.)
Questa serie costituisce un’esplorazione mirata alla contaminazione ed appropriazione di opere d’arte da parte di un soggetto meticcio, e quindi appartenente ad una tradizione magico-mitica–americana, periferica ad un sistema post coloniale euro-centrico, razionalista, cristiano e scientifico nella quale è inserito.
Si scelgono dalla storia dell’arte contemporanea alcuni oggetti ai quali viene attribuito un altissimo valore simile a quello di un feticcio, che li ha ressi diversi dagli altri oggetti dell’arte, li ha trasformati in opere sacre, quasi intoccabili. Il dialogo stabilito nell’ambito, il sistema e nei linguaggi dell’arte, sovverte questo valore laico e razionale eurocentrico trasformandolo in valore metafisico, mitico, magico.
Di conseguenza avviene attraverso il dialogo una sorta di contaminazione del significato e significatività di questi oggetti in modo sincretico. Si contrappone al loro universo di significato prettamente visivo, plastica o estetica attribuito agli autori e legittimato socialmente, un universo di immaginari metafisici alieni, esotici, che nella sua essenza sono più vicini a quello che si può definire come arte trascendentale. Il risultato sottolinea l’ambiguità, l’incongruenza, si mette in discussione l’unicità dei paradigmi univoci che sostentano il valore di questi oggetti e quelli con i paradigmi degli oggetti nuovi con i quali si contrastano e si specchiano.
ESP.
Cara Putumayo - Cabanzo,2012
serie dialogos, IV - con Giuseppe Penone
Video-escultura medidas variables - escultura modelada y fundida a la cera perdida en aluminio, cables de acero; retrato moldeado en escayola; proyección digital (7 min.) a color digital, vídeo-proyector y lector de DVD. Cámara Francisco Cabanzo, edición sonido y montaje video Liliana Fracasso.
Mezcla de sonidos ecualizados de los cantos rituales de los taitas Raimundo Makuna, Alicia Jandigua Tissoy y Esteban (grabados por Pepe Bayona). Publicados en CD que acompa a el libro "Las Voces de la tierra", edición de sonido Oscar Acevedo y Diego Samper, Diego Samper Ediciones, Bogotá, 1999.
SERIE DIALOGOS
Este diálogo IV "Cara Putumayo" (2012)conGiuseppe Penone,("Cara", 1972. moldeado en escayola, diapositiva a color y proyector de diapositivas) - se inscribe en la serie "dialogos" en la que le anteceden:I - 'grifo a colores" (2010) con l Michelangelo Pistoletto(grifo en blanco y negro, 1979), II - "DVD Buda" (2010) diálogo con Nam June Paik (TV Buddha, 1974), III - "Altar de las esperas" (2011) Diálogo con Lucio Fontana (Espera, 1965 - 66).
La serie de trabajos constituyen una exploración dirigida a la apropiación y contaminación de obras de arte por una persona mestiza, quien pertenece a una tradición mágico-mítico-americana insertada en un sistema post-colonial euro-centrico, racional, científico y cristiano.
Se eligen algunos objetos del arte contemporáneo a los cuales ha sido asignado un alto valor estético, similar al de un fetiche, valor que los hace diferentes de los demás objetos de arte, convertidos en obras sacras, casi intocables. Mediante el diálogo que se establece dentro del sistema y los lenguajes del arte, se subvierte este valor secular y racional eurocéntrico transponièendole adicionalmente un valor alieno de carácter metafísico, mítico, mágico.
De consecuencia, a través del diálogo se realiza en forma sincretica una suerte yuxtaposición de significado y significatividad de estos objetos. Al propio universo de sentido puramente visual, plástica o estético atribuido por los autores y legitimado socialmente, se contrapone un universo de imaginarios metafísicos, exóticos, que por su esencia estan más cerca de lo que podríamos llamar arte trascendental. El resultado pone de relieve la ambigüedad y la contradicción del mestizaje, fel sincretismo, ponie en duda el carácter único y excluyente de los paradigmas unívocos occidentales. Dichos objetos, objetos ahora contaminados viven una compresencia oscilatoria en la cual se reflejan los universos de sentido y de percepción. Todo depende ahora de los contextos centrales o perifericos a los que pertenezcan quienes a ellos se acercan. En mi caso, siendo mestizo, reverberan ambos con todas sus profundas contradicciones.
In occasione della mostra ALIMENTUM S.P.A. Fondazione Banca del Monte, Foggia, 2012, mostra curata da Gaetano Accettulli, si pubblica come una delle 38 "Suculente Pietanze Artistiche - S.P.A.assieme alla seguente nota che accompagna l'opera:
AUTORE: Francisco Cabanzo
TITOLO:Faccia Purga Putumayo - 2012 - / serie dialogos, IV - con Giuseppe Penone (opera Faccia, 1972).
INGREDIENTI: Purga con Banisteriopsis Caapi (Putumayo, Colombia), gesso, loop digitale colore (3 min), filo d’acciaio, piastra d’alluminio, proiettore, lettore dvd. Camera Francisco Cabanzo, edizione suono e montaggio video Liliana Fracasso.
NOTE:
Preparazione – si ottiene un estratto vegetale battendo pezzi della liana diBanisteriopsis Caapi oppure Banisteriopsis Inebrians, fino a sfibrarla sommariamente. Farla bollire per molte ore fino a ottenere un liquido denso ed amaro. Si aggiungono altre piante del genere Dipopterys cabrerana oppure la Psychotria viridis, conosciuta anche come Ruca Sami o Chacruna, appartiene alla Rubiaceae (Famiglia del Caffè). Utilizzato come additivo nella tradizione del bacino amazzonico per la presenza di una quantità elevata di triptamine. Grazie a queste sostanze additive, la degradazione periferica della DMT nello stomaco viene evitata ed il principio attivo riesce ad agire. Sono sostanze strutturalmente simili alla serotonina, agiscono bloccandone i recettori, e mostrano attività incrociata con LSD e psilocibina. Quando vengono consumate insieme aBanisteriopsisl'attività MAO inibitrice di quest'ultima permetterebbe alle triptamine di non essere degradate e di esercitare quindi la loro azione sinergica farmacocinetica.
La Banisteriopsis non è un narcotico, il suo componente principale il DMT, è la stessa sostanza prodotta dal nostro cervello (ghiandola pineale) durante la nascita, ogni notte quando si dorme durante la fase REM, e infine alla morte, per ben 48 ore dopo il decesso.
Uso e consumazione – l’ingestione della bevanda purgante viene realizzata per propositi di purificazione fisica, mentale e spirituale. Va consumato durante la notte, a stomaco vuoto, dopo un rigoroso digiuno e dieta di certe sostanze e alimenti. Sempre deve ingerirsi in contesti rituali, Non consumare assolutamente mai senza la guida di un Curaca, Taita, Jaibana, Sipaàme che guidano l’ingestione e vegliano guidando la cerimonia con i loro parafernali ed utensili, fuoco, spruzzi, e a volte colpi con foglie urticanti, suoni di foglie di Guairasacha, canti e versi.
Effetti– vomito, diarrea, a volte eiaculazioni, effetti psicoattivi.
ESP
Con ocasión de la exposición de Alimentum s.p.a.,Fondazione Banca del Monte, Foggia, 2012, una exposición comisariada por Gaetano Accettulli, en el catàlogo se publica como uno de los 38 "Suculentos Platos de Arte - SPA, bajo la categoria bebidas, con la siguiente nota a la obra:
AUTOR: Francisco CabanzoTÍTULO: Cara Putumayo - 2012 - / serie dialogos, IV - con Giuseppe Penone (cara, 1972). INGREDIENTES: Purga con Banisteriopsis caapi (Putumayo, Colombia), escayola, proyección (loop)color digital (3 min), cables de acero, placa de aluminio, proyector digital, reproductor de DVD. NOTAS:
Preparación- Machacando tozos de liana Banisteriopsis caapi, oBanisteriopsis inebrians hasta deshacer las fibras sumariamente se obtiene un extracto de pulpa vegetal . Se pone a hervir durante varias horas hasta obtener un líquido espeso y amargo. En la tradición de la cuenca del Amazonas se suelen agregar otras plantas del género Psychotria viridis o Cabrerana Dipopterys, también conocido como Samio Ruca Chacruna, perteneciente a la familia Rubiaceae (familia del café). iene utilizado como aditivo, por la presencia de una gran cantidad de triptaminas. Con estos aditivos, la degradación de dispositivo de DMT en el estómago se evita y así el ingrediente activo puede actuar. Estructuralmente similares a la serotonina, actúan bloqueando los receptores, y muestran actividad cruzada con el LSD y la psilocibina. Cuando se consumen junto con la Banisteriopsis la actividad MAOinhibidora de esta última, permitiría triptaminas no ser degradados y por lo ejercen su sinérga sfarmacocinética.
La Banisteriopsis no es un narcótico, su principal componente, el DMT, es la misma sustancia producida por el cerebro (glándula pineal) durante el parto, todas las noches cuando se duerme durante el sueño REM, y finalmente con la muerte, hasta durante 48 horas después.
Uso y consumo - la ingestión de bebida purgante se hace con fines estrictamente medicinales de purificación física, mental y espiritual. El purgante debe ser consumido durante la noche, con el estómago vacío, después de un ayunos y dieta estricta de ciertos alimentos y sustancias. Siempre debe ingerirse en contextos rituales, y absolutamente nunca sin la guía de un Curaca, Taita, Jaibanas, Sipaàme, quien conducie y guia la ceremonia con su canto y oraciones, parafernalia y utencilios,hojas de Guairasacha, sonidos, fuego, salpicaduras y emplasmes y a veces azotes con hojas urticantes , .
Efectos: vómito, micciones, diarrea, a veces eyaculaciones, efectos psicoactivos.
nacido en Colombia en 1961,arquitecto FAU-Bennett Rio de Janeiro, master estudios urbanosIUAV Venecia, Doctorado en Bellas Artes - Universidad de Barcelona, miembro fundador de POCS Barcelona